Settimana per l’Unità dei cristiani, epifania di salvezza per tutti

pace a voiCome di consuetudine tra il 18 e il 25 gennaio si focalizza l’attenzione e si prega (ma perché negli altri giorni no?) per l’unità dei cristiani. Il 31 ottobre p. v. in Svezia avrà luogo la commemorazione ecumenica congiunta luterano-cattolica del cinquecentesimo anniversario della Riforma, credo erroneamente per ricordare la presunta affissione delle 95 tesi da parte di Lutero al portale della cattedrale di Wittenberg. Non entro nel merito ma poiché presuppongo fossero scritte in latino, essendo dirette alla Chiesa cattolica, sarebbe stato inutile affiggerle in Germani visto che il popolo non le avrebbe sapute né leggere, né interpretare. Ma, quello che mi preme sottolineare, invece, è che, forse, fra altri 500 anni i nipoti dei nostri nipoti troveranno nel nostro calendario proprio Martin Lutero, come manifestazione di una radicale “epifania” della chiesa, frutto maturo dei semi che papa Francesco sparge a piene mani. Epifania significa “manifestazione” del Signore, e ha sempre rivestito un particolare significato per i cristiani: celebra e realizza l’incontro di Dio con l’uomo, è la festa dell’amore gratuito con cui ha raggiunto l’umanità. I giudei sono tornati dall’esilio, Gerusalemme è stata ricostruita, il tempio è risorto. Isaia canta Gerusalemme come la madre che riunirà i figli dispersi e come il luogo in cui confluiranno tutti i popoli. Prevede e annuncia i tempi messianici quando Gerusalemme, rivestita di splendore, sarà posta al centro dell’universo. Tutte le nazioni avanzeranno in corteo verso la città della luce e della speranza: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te… Cammineranno le genti alla tua luce… Uno stuolo di cammelli ti invaderà… tutti verranno… portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,1-6). E avverrà che si realizzeranno le profezie sul Messia, Gesù nasce e con l’Epifania, nel simbolo dei Magi che rappresentano tutte le genti, ci dice che è venuto per tutti e non esclude nessuno. Così, appena subito dopo la sua morte salvatrice, san Paolo, scrivendo agli Efesini, mette in rilievo la missione che gli è stata affidata: annunciare al mondo il grande mistero, che cioè tutti i popoli sono chiamati alla salvezza: «… le genti sono chiamate, in Gesù Cristo, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo» (Ef 3,6). Questo disegno di Dio ci riguarda da vicino, dobbiamo tutti impegnarci affinché il “suo Regno” si estenda al mondo intero[1]. Ma è compito arduo, obietterà qualcuno, non ne ho la forza! Dimenticando che proprio di me, di te, del povero e della vedova, del miserabile ed oppresso, si occupa il Signore. Il Natale, l’Epifania, Gesù non ci presentano un ideale per pochi privilegiati, un’utopia irrealizzabile, una promessa consolatoria valida esclusivamente dopo la morte, un’accettazione passiva del dolore e dell’eventuale “croce” quotidiana; non costituiscono neanche un “dettato” morale. Gesù è l’Incontro, è un annuncio “lieto”, un “vangelo”, una dichiarazione che il Regno di Dio è arrivato per tutti, ma noi, i poveri e gli esclusi siamo i privilegiati; è l’annuncio della gioia (beatitudine) di chi pone in Dio la sua fiducia, è una proposta di valori alternativi alla mentalità corrente. È vero, così facendo corriamo il rischio di essere “crocifissi”, ma… «Beati voi se sarete perseguitati…»: “beati” quelli che lo seguono! Che sia per tutta l’Umanità un anno di serenità, foriero di pace e giustizia per tutti. Un abbraccio, in Cristo nato e risorto, Aniello Clemente.

[1] Cf. D. Brandolino, in la Domenica, Epifania del Signore – 1, 6 gennaio 2017.

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