Il mio sogno: Sorrento capitale della Cultura

Mentre lascio ai cultori della gematria il toto presidente del centenario Istituto di Cultura “Torquato Tasso” mi preme dire che, avendo ormai scollinato, investirò le mie energie affinché Sorrento possa essere eletta a perenne capitale della Cultura come quando era una delle mete del Grand Tour, il viaggio compiuto dai giovani aristocratici, che così completavano la loro formazione culturale. Una lapide sulla facciata del Museo Correale di Terranova e una sul Corso Italia dov’è la pensione “La rosa magra” ricordano i nomi dei celebri letterati e artisti che visitarono la Penisola Sorrentina in quell’epoca. Anche Harriet Beecher Stowe, autrice del famoso romanzo antischiavista La capanna dello zio Tom, trovò nella penisola un luogo di ispirazione per un altro romanzo Agnese di Sorrento (1861), in cui la protagonista compie un percorso di formazione, che riguarda soprattutto le sue convinzioni religiose. A Sorrento poi avvenne l’ultimo incontro, prima della rottura della loro amicizia, tra Richard Wagner e Friedrich Wilhelm Nietzsche. Quest’ultimo soggiornò con il filosofo Paul Rée e il suo allievo Albert Brenner nella pensione Villa Rubinacci, l’attuale Hotel Eden, ospite di Malwida von Meysenberg che aveva affittato una parte dell’edificio. Wagner e la moglie avevano scelto, invece, un’altra dimora, non distante da quella del filosofo tedesco, il Grand Hotel Excelsior Vittoria. Nietzsche compose nella terra delle sirene Umano, troppo umano (1876), la prima opera in cui utilizzò l’aforisma. Anche Charles Dickens fu colpito da Sorrento “dove – secondo il noto romanziere inglese – Tasso trasse ispirazione dalla bellezza che lo circondava”. Bisogna poi citare il verso del celebre critico francese Charles Augustin de Sainte-Beuve: «Sorrento mi ha reso il mio dolce sogno infinito». Eppure qualcuno ancora afferma: «Sorrento città della cultura? Abbiamo cose più serie a cui pensare». Preferisco che siano i diretti interessati a commentarlo. «Tup, tup, San Pie’ arapite che v’avimmo addivertì…», ma che succede? si chiedono Wagner, Johann Wolfgang Goethe, Walter Scott, Sthendal (pseudonimo di Marie-Henri Beyle),  George Gordon Byron, James Fenimore Cooer, Silvester Shceldrin, Percy Bysshe Shelley, John Keats, Giacomo Leopardi, Henry Wasworth Longfello, Henrik Ibsen, Paul Johann Ludwig von Heyse, Edvard Hageru Grieg, Nietzsche, Alfred Louis Charles de Musset-Pathay, e altri nel sentire un vociare all’ingresso del Paradiso. «Noo, niente!» risponde Eduardo de Filippo, «sono tre vecchi suonatori di mandolino che ogni tanto vengono ad allietarci con la loro musica, e, nonostante le nostre insistenze, preferiscono sempre ritornare a Napoli anziché restare qui dicendo: “’O paraviso nuosto è chillu là”». «E come dargli torto» confermano in coro Totò e Massimo Troisi. E il ricordo degli intellettuali torna alla loro permanenza a Sorrento, parecchi di loro erano stati ospiti della pensione la «Rosa Magra» e chiamarono il poeta francese De Musset che stava cercando ispirazione dietro una nuvola rosa. «Ti ricordi quando stavamo a Sorrento?», gli chiesero? «Certo! era il 5 ottobre del 1856, e nel registro degli ospiti scrissi: “Nell’albergo Rosa Magra / eppur non si fa cena magra / Nell’albergo magra rosa / eppur contento ognun riposa / E quando suona l’ora del partir / lascia il denar e porta il souvenir!”. Ma Ibsen anche tu ci venisti qualche anno dopo». «Sì era l’agosto del 1867 e vi giunsi con la mia famiglia, stavo al secondo piano in una stanza con balcone, lì completai Peer Gynt. A dire il vero sono ritornato anche nel 1881, stavo presso l’Hotel Tramontano e scrissi Spettri. Ma, a proposito non è lì che sei nato tu, Torquato?». «Sì, e vi giunsi anche di nascosto per vedere se mia sorella si ricordava di me». «Torquato, ma allora perché non ritorniamo a Sorrento? Abbiamo visto su Paradis Map che ti hanno eretto una statua, intitolato una piazza, una Scuola, una strada, e il tuo busto è dappertutto, anche nella Sala Consiliare del Comune, sai che festa ci faranno…» dissero in coro tutti. In un attimo indossarono cappelli e palandrane e tanto che fecero, tanto che brigarono, tanto che implorarono, san Pietro gli concesse un permesso di 48 ore per scendere sulla Terra. Si materializzarono in piazza Tasso tra fine ottobre e inizi novembre e la gente pensando che fosse una combriccola mascherata da Halloween non li degnò di uno sguardo e non prestò loro molta attenzione… [Aniello Clemente]

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