Ciò che caratterizza la natura è proprio questa presenza esistenziale, assolutamente inimitabile, che si impone a noi. Questo è il segreto inattingibile della natura[1]. L’arte che anela alla bellezza è un mistero. Certo la vita è una sinfonia di cui possediamo il motivo principale. la natura, con la giostra delle stagioni, vive in intimi accordi con il cielo e il mare. Le stelle ubbidiscono a un’armonia che regge l’universo. Le maree sono regolate dalle diverse fasi della luna. L’amore e il dolore hanno consonanze e dissonanze segrete. E tutto rivela una misteriosa unità profonda ed eterna che si riflette magicamente nel mondo dell’arte. Ma quando la voce, la mano, non può tradurre l’indicibile, l’arte riassume per tutti i popoli e tutti i tempi la speranza di ogni cuore[2]. L’arte cristiana è trasfigurazione del linguaggio estetico e poietico umano nella trasfigurazione del Figlio dell’uomo[3]. Quando il tutto abita il frammento, appare il volto del “bel Pastore”. Nel cristianesimo il Tutto viene a offrirsi nell’umiltà del frammento, com’è avvenuto in modo esemplare una volta per sempre nel Figlio abbandonato alla morte di croce e risorto alla vita. E poiché il “Tutto nel frammento” può considerarsi l’altro nome del “bello” – termine che viene da “bonicellum”, piccolo bene, infinito che si fa presente nel finito, eternità che entra nel tempo – il cristianesimo risulta significativo nel post-moderno proprio in quanto annuncio di una bellezza umile, eppure infinita e salvifica, quella del più bello dei figli degli uomini, il Dio crocifisso[4]. Bello è, prima di tutto, non tanto la chiesa-edificio, con i suoi tesori d’arte, ma il corpo di Cristo, che è la chiesa, sua sposa, quando essa vive il primato della carità come “forma ecclesiae”, alla sequela del “bel Pastore” (Gv 10,11). La riconquista del vincolo originario tra la bellezza e Dio va posto non sotto il segno del riscatto dal suo degrado nel sensibile (come suggerisce la via gnostica), ma del riscatto del sensibile dal suo degrado. Credere è l’interminabile lotta per ristabilire il legame fra ciò che Dio ha unito e la cultura dell’uomo divide: lo spirituale e il sensibile, il cielo e la terra, la sapienza e il godimento. L’arte cristiana e post-cristiana vive una sfida perenne tra due opposti estremi. Quello di una bellezza virtuosa e perciò insensibile: sprezzante di ogni affetto, però spirituale. E quello di una bellezza mondana e perciò seducente: vuota di ogni metafisica, ma almeno godibile[5]. “Arte è vedere l’opera di Dio”, diceva Cézanne. L’arte liturgica è vedere Dio all’opera, è “anámnesis”, cioè stabilire un contatto con gli eventi che Cristo ha vissuto nel suo corpo e ha trasmesso al corpo della sua Chiesa[6]. «L’ineffabile è parlato dalle ragioni del cuore agli orecchi, frontalmente, e agli occhi, emblematicamente; e alla corporeità tutta dell’uomo, fatto ad immagine di Dio e rifatto simile al Verbo, che è l’immagine del Padre, immagine divenuta simile all’uomo corporeo con l’incarnazione»[7]. L’uomo – continua Crispino Valenziano – è ad immagine di Dio globalmente, corpo, anima e spirito, come afferma Ireneo di Lione, ma è anche «somigliante al suo autore per la pittura “graziosa” che il Salvatore fa di noi stessi»[8]. In sintesi: «Dio creatore iconizza l’uomo ad immagine e somiglianza di sé Vivente, Dio Salvatore iconizza sé ad immagine e somiglianza dell’uomo mortale, Dio santificatore iconizza l’uomo ad immagine e somiglianza del Primogenito Dio Uomo incarnato e risorto per opera dello Spirito Santo Dio vivificante»[9]. Dio, in Cristo, ci dà l’esempio di che cosa deve essere l’amore per noi[10].
Aneliamo alla bellezza, ad maiora, Aniello Clemente.
mail: aniello_clemente@libero.it
[1] Hadot, Il velo di Iside, Biblioteca Einaudi 215, Einaudi, Torino 2006, 214.
[2] Salvaneschi, Saper credere, dall’Oglio editore, Milano 141968, 15.
[3] Cf. Valenziano, Scritti di estetica e di poetica, Dehoniane, Bologna 1999, 255.
[4] Cf. Scognamiglio, La via delle bellezza tra storia, arte e teologia, in: Asprenas 59 (2012) 43-66, qui 61.
[5] Cf. P. SEQUERI, La via pulchritudinis, in Credere Oggi, 117/2000, 69.
[6] Cf. Valenziano, Scritti di estetica e di poetica, 251.
[7] Ibid., 84.
[8] Ibid., 47-48.
[9] Ibid., 20-21.
[10] Cf. G. Morandi, Via pulchritudinis. Bellezza. Luogo teologico di evangelizzazione, Paoline, Milano 2009.