Nelle parole che Dio rivolge alla donna in seguito al peccato, si esprime, in modo lapidario ma non meno impressionante, il tipo di rapporti che si instaureranno ormai tra l’uomo e la donna: «Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà» (Gn 3,16). Sarà una relazione in cui l’amore spesso verrà snaturato in pura ricerca di sé, in una relazione che ignora ed uccide l’amore, sostituendolo con il giogo della dominazione di un sesso sull’altro. La storia dell’umanità riproduce di fatto queste situazioni, nelle quali si esprime apertamente la triplice concupiscenza che ricorda San Giovanni, parlando della concupiscenza della carne, della concupiscenza degli occhi e della superbia della vita (cfr. 1Gv 2,16). In questa tragica situazione vengono perduti quell’uguaglianza, quel rispetto e quell’amore che, secondo il disegno originario di Dio, esige la relazione dell’uomo e della donna. Il ripercorrere questi testi fondamentali permette di riaffermare alcuni dati capitali dell’antropologia biblica. Prima di tutto bisogna sottolineare il carattere personale dell’essere umano. «L’uomo è una persona, in eguale misura l’uomo e la donna: ambedue, infatti, sono stati creati ad immagine e somiglianza del Dio personale»[1]. L’eguale dignità delle persone si realizza come complementarità fisica, psicologica ed ontologica, dando luogo ad un’armonica «unidualità» relazionale, che solo il peccato e le «strutture di peccato» iscritte nella cultura hanno reso potenzialmente conflittuale. L’antropologia biblica suggerisce di affrontare con un approccio relazionale, non concorrenziale né di rivalsa, quei problemi che a livello pubblico o privato coinvolgono la differenza di sesso. C’è da rilevare inoltre l’importanza e il senso della differenza dei sessi come realtà iscritta profondamente nell’uomo e nella donna: «La sessualità caratterizza l’uomo e la donna non solo sul piano fisico, ma anche su quello psicologico e spirituale, improntando ogni loro espressione»[2]. Essa non può essere ridotta a puro e insignificante dato biologico, ma è «una componente fondamentale della personalità, un suo modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, di sentire, di esprimere e di vivere l’amore umano»[3]. Questa capacità di amare, riflesso e immagine del Dio Amore, ha una sua espressione nel carattere sponsale del corpo, in cui si iscrive la mascolinità e la femminilità della persona.
[1] Ibid., 6, l.c., 1663.
[2] Congregazione per l’Educazione Cattolica, Orientamenti educativi sull’amore umano. Lineamenti di educazione sessuale (1 novembre 1983), 4: Ench. Vat. 9, 423.
[3] Ibid.